Campo Scuola sul Monte Amiata, 24-31 luglio 2013

campoNoi come Abramo, tra la sabbia e le stelle


“Ma questo è il mio viaggio, un’onda perfetta, dove tutto combacia anche quando non sembra, dove ogni mattino è una pagina bianca di un nuovo destino, di un nuovo cammino”. Questa canzone dei The Sun, “Onda perfetta”, apre il Camposcuola dei giovani teenager della diocesi, svoltosi all’Amiata, precisamente a Prato della Contessa, dal 24 al 31 luglio. Per i ragazzi è stato un vero e proprio viaggio alla scoperta di se stessi, alla ricerca di qualcosa “di più”, quel “di più” che è il sale dell’esistenza e si può trovare solo nel progetto che Dio ha su ognuno di noi. Il giorno stesso della partenza abbiamo visitato il monastero di Siloe, che ospita monaci benedettini che hanno deciso di rivivere il loro Battesimo. Il nome è preso dalle bibliche piscine di Siloe. Dopo la preghiera nella cappella dedicata ai misteri della Luce, davanti all’immagine della Madonna di Fatima, abbiamo fatto la conoscenza di Padre Mauro, che ci ha guidato durante tutta la nostra visita. Un luogo di pace, costruito secondo i criteri della bioarchitettura, che si confonde e armonizza con il paesaggio circostante, realizzata interamente con materiali non chimici e non inquinanti, in linea con il pensiero dei monaci orientato alla salvaguardia del Creato. Nonostante la semplicità della costruzione, il design è ipermoderno, lo stile razionalista, e ospita numerose opere di arte contemporanea. Successivo è l’arrivo alla casa che ci ha ospitati, immersa nel verde e nella tranquillità, cornice perfetta per il nostro “viaggio”, durato una settimana. Noi educatori ci siamo ritrovati di fronte ragazzi all’apparenza apatici e distaccati, che con il passare dei giorni hanno rivelato una sensibilità unica. Ognuno di loro è unico e irripetibile. Capita comunemente che i giovanissimi della loro età siano costretti a celare la loro vera personalità e a presentarsi al mondo con una maschera, per poter essere apprezzati dagli amici; costretti a non essere loro stessi per timore di essere presi in giro. Titubanti all’inizio, pian piano hanno riscoperto la gioia di potersi esprimere liberamente, nel pieno rispetto e amore per il prossimo, senza paura, abbandonando il conformismo, e la pigrizia. Per noi animatori sono stati uno spettacolo magnifico, la piena manifestazione della grandezza del Signore. Questi ragazzi sono il sorriso di Dio, il nostro sorriso, e il sorriso di tutti coloro che li amano. Vivere fianco a fianco, conoscersi più approfonditamente ogni giorno, è stata un’esperienza che ci ha fatto crescere insieme, un’esperienza che non scorderemo mai.
Tra le tematiche, l’”essere benedizione”. Essere benedizione per qualcuno significa insegnare il vero e prezioso sapore della vita.
Dio è stato benedizione per Abramo che ha accolto la Sua chiamata, e si è messo in viaggio, per arrivare ad afferrare quel “di più” promesso da Dio. Perché c’è sempre qualcosa di meglio che vale la pena raggiungere. La nostra vita avviene tra la sabbia del mare e le stelle del cielo. La sabbia è la nostra piccola realtà, chi siamo, cosa facciamo, come viviamo. Le stelle sono i nostri desideri, speranze e sogni, che “sono illusioni solo se non ci credi”, come cantano i The Sun. Anche la vita di Abramo si svolge tra sabbia e stelle: tra doni, limiti, desideri e valori. E’ stato proprio questo all’ordine del terzo giorno. I ragazzi, ma anche gli educatori, sono stati chiamati a mettere nero su bianco i propri pregi e difetti, che costituiscono la sabbia, e a raccontare le proprie ambizioni, aspirazioni e desideri, de sideribus, cioè “dalle stelle”. In serata la visione del film “Welcome”, pellicola francese con la regia di Philippe Lioret, attinente al tema proposto. La storia di un ragazzo che affronta ogni ostacolo fino a spingersi a superare i limiti per un obiettivo, per la sua stella, la donna amata. I ragazzi hanno imparato che non ci si deve arrendere mai, che nessuna lotta è vana per ciò che amiamo. Lottare, ma con il sorriso, facendosi carico del bene trasmettendolo a chi ci sta vicino, attingendo forza da Dio attraverso la preghiera. La preghiera è stato un altro tema, quello della 5° giornata di Campo. La preghiera è accoglienza, dialogo, per sperimentare il sorriso di vera felicità, che sgorga come acqua dalla sorgente di Dio, per questo dobbiamo vivere ogni giorno il nostro Battesimo, come i monaci di Siloe. Il nostro modo di viverlo è bere a questa fontana, saziarci di Dio e di amore, e comunicare questa nostra pienezza e felicità attraverso il sorriso, “una curva che può raddrizzare un sacco di cose”. La nostra vocazione è dare tutto di noi. Abbiamo chiesto ai ragazzi cosa sia per loro il “tutto”. Le risposte sono state due, Gesù e la famiglia, anche se alla fine la risposta è solo una: l’amore, che è Dio; che è il sacrificio di Suo figlio per noi; che è ciò che ci lega alla nostra famiglia. Il sesto giorno ci siamo salutati, consapevoli della vicinanza di Dio, coi cuori stretti stretti, uno accanto all’altro, legati da quel qualcosa “di più”, di cui abbiamo parlato. Una ragazza mi chiede dove può trovare Dio, affida questa domanda la vento, la sento scivolare nell’aria. Non rispondo subito, le scrivo la sera. “Vieni, ti porto a trovare Dio. Lo trovi dove non avresti mai pensato. Lo senti nelle voci degli altri. Ti tocca come un raggio di sole che filtra coraggioso tra le frasche verdi che circondano questa casa. Verdi come la speranza che in fondo la realtà non sia tutta qua; che le cose abbiano un significato recondito e quasi imperscrutabile, da scoprire con gli occhi del cuore; che dietro tutto ci sia qualcosa di grande, immensamente grande. E buono. Dio è nella mano che ti stringe un amico, non nel pugno del tuo nemico. Dio è ciò che ti tiene su quando tutto precipita. Dio è nelle parole di conforto di una mamma. Dio è negli occhi di chi guarda con l’anima”.

Francesca Bartoli

 

 

 

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