MI INTERESSA

Con l'arrivo dell'estate anche il Gruppo Giovanissimi di Porto Santo Stefano è andato in "vacanza": per questo anno si sono quindi conclusi gli incontri del venerdì, appuntamento particolarmente sentito dai circa venti ragazzi che compongono il gruppo. L'obiettivo degli incontri è stato quello di accompagnare i ragazzi nella crescita personale e spirituale, in un clima di comunione e familiarità, non solo tra di noi, ma anche con la comunità parrocchiale e la Chiesa tutta. Per questo il nostro anno è stato scandito dai momenti principali della vita della chiesa: il mese missionario, il convegno diocesano dei giovani, l'Avvento, il mese della pace, l'iniziativa "Il miele della solidarietà" promossa dall'Aifo per la lotta a tutte le lebbre, la Quaresima e il meeting diocesano dei giovani. In questo lungo cammino due sono stati i personaggi fondamentali che ci hanno ispirato ad essere sempre più una piccola famiglia all'interno di una famiglia universale: San Filippo Neri e don Lorenzo Milani. Uno, padre dell'oratorio inteso come comunità religiosa, non unita da voti ma soltanto dal vincolo di carità; l'altro, sacerdote, maestro, educatore e fondatore della Scuola di Barbiana, di cui quest'anno ricorre il cinquantesimo anniversario dalla morte. Per questo motivo il cammino giovanissimi si è concluso mercoledì 28 Giugno con la visita a Barbiana, estesa anche alle catechiste in particolare e alla comunità intera. Un'esperienza intensa che ci ha avvicinati ancora di più a questa figura così peculiare e moderna sotto molti aspetti. Don Lorenzo arriva a Barbiana nel dicembre del 1954 e ci trova non solo una chiesa e una canonica completamente sprovvista di luce, gas e acqua corrente, ma anche un popolo di pastori e contadini che con difficoltà sopravvive ad una terra avara di frutti da dividere a metà col padrone in un regime di mezzadria. Don Lorenzo capisce subito che a pagare il prezzo maggiore sono i figli di quella comunità, destinati ad abbandonare prematuramente la scuola di Stato senza sapere né leggere e né scrivere per contribuire col proprio lavoro al sostentamento della famiglia. Si schiera dunque dalla parte dei poveri e degli ultimi e per garantire loro il diritto all'istruzione dà il via a un doposcuola che in pochissimo tempo si va a configurare come un vero e proprio avviamento professionale. Ogni piccola necessità quotidiana diventa pretesto di insegnamento, per cui ancora oggi troviamo nella canonica adibita ad aula i tavoli e le sedie costruiti dai ragazzi per iniziare la scuola, una serie di materiali didattici come l'astrolabio, le cartine geografiche, i grafici sulla conquista del diritto universale di voto, interamente prodotti dai ragazzi e la piscina, utilizzata per insegnare ai ragazzi "di montagna" a nuotare. Don Lorenzo credeva fermamente che la cultura fosse l'unico strumento per liberare i giovani dal giogo del padrone, diceva infatti che "Finché ci sarà uno che conosce 2000 parole e uno che ne conosce 200, questi sarà oppresso dal primo. La parola ci fa uguali.". Così insegna loro non solo il Vangelo, ma anche la Costituzione e le lingue straniere. Li spinge a compiere esperienze all'estero e ad inviare resoconti settimanali in lingua straniera ai ragazzi che rimanevano a Barbiana, i quali, a loro volta, erano obbligati a rispondere nella medesima lingua. Tutt'oggi nella scuola vi è appeso il Padre Nostro in cinese. Li sprona a fare domande e a liberarsi di quella timidezza tipica dei contadini. La nostra visita si è poi conclusa con una preghiera sulla tomba di don Lorenzo e con la celebrazione della Santa Messa nella chiesa di Barbiana. Nella mente e nel cuore ci resta però impressa in maniere indelebile l'immagine di un cartello appeso ad una porta. C'è scritto di rosso e a caratteri cubitali "I CARE", cioè "mi interessa, me ne curo", in opposizione al "me ne frego" fascista. Riassume pienamente il senso del nostro cammino e lo spirito di un gruppo di giovanissimi che non lascia che la vita li sorprenda mentre giacciono nell'accidia, ma che si curano dei loro affetti e della loro comunità, lottando ogni giorno per crescere nella fraternità e nell'amore.

Sofia Sartori