Il Convegno dei giovani nonostante il nubifragio

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Nonostante il nubifragio, domenica 11 novembre 2012 alle ore 8:00, alcuni giovani della nostra parrocchia sono partiti da Porto Santo Stefano direzione Pitigliano. Il seminario di questo bellissimo paese è stata la cornice perfetta del convegno diocesano, che si svolge annualmente con la presenza del vescovo Guglielmo. La tematica del convegno, riassunta nello slogan  “CREDO? LA FEDE, IL DUBBIO, LA RAGIONE”, è stata affrontata con profondità da Suor Chiara Francesca, monaca clarissa cappuccina, di origini orbetellane e santostefanesi ma che attualmente vive  nelle Marche. I giovani hanno preso posto nell’Aula Magna del seminario, dopo essersi iscritti e ristorati con caffè e biscotti. Nella stanza aleggia gioia di vivere e si vendono sorrisi: è stato bello vedere tanti giovani provenienti da paesi diversi (Piancastagnaio, Pitigliano, Manciano, Scansano, Orbetello, Porto Santo Stefano…) accomunati dalla Fede, e osservare in che modo si sono cucite insieme le idee di ognuno, per arricchirci vicendevolmente.
In seguito, divisi in gruppi per fasce di età è iniziato il confronto e ogni gruppo ha relazionato la discussione creatasi a partire dalla riflessione di Suor Chiara Francesca.
Passata quest’ora di  assemblea e discussione,  i giovani, gli educatori, i sacerdoti e i seminaristi si sono accomodati nella sala da pranzo dove è stato offerto un delizioso menù; un momento di allegria perfetto per scattare numerose foto.
Con la pancia piena, un portavoce per ogni gruppo, in Aula Magna, espone la relazione, chi leggendo, chi improvvisando, sempre comunque con la voce rotta dall’emozione. E’ stato molto interessante ascoltare le differenti riflessioni sul discorso della simpaticissima Suora.
“Il Cristianesimo non è una religione, ma una Fede”, esordisce, “La Fede è ciò che tiene in piedi la nostra vita e va educata alla libertà di essere ciò per cui siamo fatti, l’amore”. E chi ci accompagna nel nostro cammino di fede? Gesù. “Gesù non deve essere percepito come qualcosa di distante da noi. Egli è colui che porta a compimento la fede ed è nell’amore che noi diamo al prossimo”, continua Suor Chiara Francesca, portando come esempio una frase del Vangelo di Giovanni, in cui dice che “chi ama passa dalla morte alla vita”, e la lettera di Paolo agli Ebrei, che ci esorta a tenere “lo sguardo fisso su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento”.
Al termine della sua relazione Suor Chiara Francesca ha posto alla nostra attenzione la figura di Giobbe (che significa “che sopporta le avversità” o “perseguitato”), un personaggio biblico dell’Antico Testamento.  Egli era un uomo ricco, che aveva 10 figli, da sempre uomo credente. Da un momento all’altro la situazione si capovolge: è tentato dal diavolo, che vuole vedere se, pur non possedendo nulla, egli continui a onorare Dio. Giobbe per questo  è considerato l’emblema della fede: nonostante non possegga nulla, gravato dalla malattia e sofferente per la perdita dei figli, continua a rendere grazie a Dio, senza mai bestemmiarlo, anche quando 3 suoi amici, uomini che si ritenevano conoscenti della teologia, continuino a dirgli che ciò che gli capita è una punizione di Dio per i suoi peccati. L’uomo diventa realmente un uomo credente, che cammina verso la pienezza, dopo essere stato messo alla prova. Allora Dio lo ricompensa delle cose che Satana gli ha tolto, raddoppiando oltretutto il numero dei beni e dei figli. Giobbe è un esempio da seguire per la costante dedizione a Dio che supera ogni ostacolo e sofferenza.
C’è stato anche uno spazio dedicato all’apparente conflitto tra fede e ragione, scienza e religione. “Apparente” perché in realtà sono due metà di uno stesso intero, che si completano e si fondono. Come è vero che la fede spiega il perché e la scienza come avvengono le cose, così si può dire che la scienza rende agli occhi degli uomini l’operato di Dio ancora più affascinante e complesso.
A concludere la giornata la S. Messa, momento spirituale di riflessione incentrato proprio sulla Fede. Il vescovo Guglielmo ha rivolto a tutti l’invito a comportarsi come la vedova del Vangelo, che getta solo due monetine nel tesoro di Gerusalemme (la cui raccolta di soldi veniva donata alle vedove e agli orfani), ma in realtà sono tutto quel che ha, e cioè la sua vita.
Dopo i saluti, è arrivato il momento di ritornare alle proprie case, sotto una pioggia battente, ognuno più ricco interiormente di come si era presentato la mattina stessa.

 

Francesca Bartoli

 

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