EserciziCoroni l'anno con i tuoi benefici, al tuo passaggio stilla l'abbondanza.  (Sal 65,12)

Per alcuni è un appuntamento fisso già da qualche anno. Ci ritroviamo insieme giovani, sacerdoti e consacrate con il Vescovo per condividere il Vangelo. Durante questi giorni abbiamo sperimentato nella gioia la riscoperta dell’importanza dello stare in preghiera attraverso la liturgia delle ore,l’eucarestia e l’adorazione eucaristica. Riduttivo è raccontare in poche parole l’atmosfera di questi giorni  dove l’abbondanza della Sua Parola ha parlato a tutti e a ciascuno nel proprio cuore. Il Vescovo con amore e schietta sincerità ci ha guidati all’interno del Vangelo di Luca (cap. 4-5) attraverso una spiegazione letterale e spirituale suscitando in noi spunti di riflessione su due fronti: il mistero di Cristo nel Vangelo e per la nostra Vita. Sono state toccate molte problematiche legate alle nuove generazioni quali la crisi del lavoro, delle affettività, della famiglia ma anche la visione attuale della religione per i giovani, il rapporto tra noi e la religione e tra le religioni stesse. Temi molto discussi in questo tempo, forse spesso in luoghi e modi impropri. Un invito per tutti è stato quello di ritrovare la meraviglia e lo stupore propri delle giovani generazioni per l’abbondanza che Dio ci dona.  Il Signore viene a guarirci, se oggi ascoltiamo, saremo in grado di accogliere la Sua abbondanza per l’efficacia della Sua parola al quale neanche il male resiste. Che possiamo iniziare così questo nuovo anno come un anno di grazie sperimentando l’efficacia della Sua parola “Buona Novella” per la nostra vita. E’ stata sottolineata dal vescovo la carnalità del nostro Signore perché ciò ci sia di consolazione dei nostri limiti e possiamo desiderare il suo perdono e affidarci al suo amore. Pieni di gioia rientriamo a casa desiderosi di rinnovare ogni giorno la nostra adesione alla Sua parola e coscienti dei nostri limiti siamo certi che il suo amore e la sua misericordia sono più grandi di ciò che ci rimprovera il nostro cuore. L’invito per tutti noi ad affidarci alla Sua parola e a gettare a largo le reti per ricevere in abbondanza “doni vivi”.

 

“Lo Spirito del Signore è su di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione…” (Lc 4,18).

Con queste Parole il Consacrato con l’unzione, il Cristo ci ha accolto a Vitorchiano quest’anno, così si è rivelato a noi, con le stesse parole profetizzate da Isaia (Is 61,1-2) e con le stesse parole dette a Nazareth nella sinagoga all’inizio della sua missione evangelica. Questa Parola di Dio è la Parola della speranza per il popolo ebraico, è la Parola del compimento della promessa per il popolo nella sinagoga. Mai come oggi la nostra generazione è nello smarrimento, lo stesso vissuto dal popolo ebraico, e mai come oggi noi abbiamo bisogno della Sua Parola. Tutto parte da qui, tutto inizia dalla MERAVIGLIA che suscita in noi la Sua Parola. Luca ci dice che Gesù INSEGNAVA. Questa non è un’azione sporadica, un evento raro, è qualcosa che dura nel tempo e che è vero anche oggi. Ma Luca ci dice di più, Gesù INSEGNAVA, GUARIVA e RIMETTEVA I PECCATI. Dall’ascolto della Sua Parola scaturisce la guarigione, la liberazione, la salvezza. Ci colpisce l’AUTORITA’ di questa Parola. Quando Gesù scaccia i demoni (Lc 4,33-35) non c’è uno scontro alla pari tra bene e male, come oggi la nostra società racconta. Gesù è più forte, Gesù non lotta con il demonio, Lui è più forte e gli ordina di andarsene. Non dobbiamo mai disperare perché Gesù ci invita a NON TEMERE, proprio come ha fatto con Simone (Pietro) quando lo ha chiamato a seguirlo.
Gesù chiama gli apostoli per far si che la Sua Parola continui ad essere portata alle genti. E’ Gesù che va incontro a Pietro, prima in casa quando guarisce sua suocera (Lc, 4,38-39) e poi sulla riva del lago per salire sulla sua barca ad insegnare (Lc, 5-3). E’ Gesù che ci viene incontro, è Lui che fa il primo passo a noi non resta che dire SI, lo stesso SI di Pietro. Quel SI nato ancora una volta dalla MERAVIGLIA che suscita la Sua Parola. Gesù detta la vocazione di Pietro, ma non stravolge la sua natura, da pescatore, lo fa “pescatore di uomini”. Il lasciare tutto di Pietro e degli altri apostoli è uno smettere di basarsi su loro stessi e porre il proprio fondamento in Lui. E’ il nostro uomo vecchio che dobbiamo lasciare e far nascere l’uomo nuovo che si fida di Lui, l’uomo che stanco dopo aver provato a pescare invano, getta le reti sulla Sua Parola.
Gesù chiama poi Levi, il pubblicano, non proprio ben visto dal popolo. Ma Lui non si ferma all’apparenza, Lui legge nel cuore e va oltre i nostri peccati. Tutti siamo peccatori e come ci ricorda Sant’Agostino, se esistesse un solo uomo senza peccato, Gesù sarebbe morto invano per lui e questo è impossibile. Gesù chiama un peccatore perché di fronte a chi annuncia noi ci sentiamo non inferiori ma uguali, nella stessa condizione. Come potremmo confessarci, aprirci, davanti ad una persona perfetta. No, Gesù nei suoi ministri ci mette davanti dei peccatori capaci di capirci e di metterci a nostro agio. Quanto è vero questo nella Confessione. Il sacerdote è comunque un uomo capace di immedesimarsi in noi, ma in quel momento è portatore della sua Parola, la Confessione inizia proprio con la Sua Parola. La grande scoperta è che quel confessionale non è un tribunale, Gesù non giudica, ma condona. La vera confessione non è dei nostri peccati, ma della sua misericordia. Perciò non devo accostarmi al confessionale triste, ma gioioso perché lì incontro Lui che è misericordia e quando esco non posso che lodarlo, quando esco Lui mi ha reso un uomo nuovo. E’ l’incontro con Gesù che suscita in me MERAVIGLIA e genera una gioia interiore che motiva tutto il mio essere. Questo è il cristiano, non è un osservatore bigotto di regole, è colui che nell’agire quotidiano esprime la gioia dell’incontro con Lui. L’obbedienza a Gesù è una conseguenza della nostra fede (l’OB in latino ha valore causale), non un’imposizione; l’obbedienza è intelligente, è motivata. Per chi incontra veramente Gesù la Chiesa non detta regole prive di senso e contro ogni pensare comune. Quelle regole nascono dal cuore guarito e liberato dall’incontro con la Sua Parola.
Mai come in questi giorni noi giovani abbiamo sperimentato tutto questo. Abbiamo detto SI con forza a Gesù che ci chiamava a Vitorchiano e gli siamo andati incontro. Siamo stati l’uno per l’altro testimone di quella Parola di Gesù che ci dice NON TEMERE, perché non sei solo, con te ci sono fratelli, sorelle, sacerdoti. Siamo un piccolo seme che cresce nella nostra diocesi e che non vuole avere paura di gettare le reti… 

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