La Giornata eucaristica della Scuola interdiocesana di Teologia ad Albinia

La Scuola interdiocesana di Teologia “don Maurilio Carrucola”, in sintonia con il tema dell’Anno pastorale e della Lettera del Vescovo Giovanni “Lo riconobbero nello spezzare il pane”, ha organizzato sabato 10 febbraio una Giornata Eucaristica per entrambe le diocesi, guidata dai canti e dai testi preparati e commentati dalle monache Carmelitane del Santuario diocesano del Cerreto, chiesa di Santa Maria delle Grazie ad Albinia. La brutta giornata invernale di pioggia e vento faceva presagire scarsa affluenza di fedeli, invece la chiesa era piena di laici, religiose e sacerdoti. Ad accogliere i partecipanti, oltre al parroco don Antonio Scolesi, c’erano don Sandro Lusini e don Desiderio Gianfelici, responsabili della Scuola. Il Vescovo ha portato il suo saluto iniziale rimanendo solo i primi venti minuti dell’adorazione, dovendo poi andare a Neghelli per la Giornata del Malato.
L’adorazione è iniziata con l’esposizione del Santissimo Sacramento seguita dall’incensazione, aerea preghiera profumata che sale al cielo, e dal canto di inni di lode in italiano e latino, con quelle adorabili voci delle monache, così diverse dalle nostre, spesso stonate o troppo urlate. Prima di recitare l’ora terza, la monaca lettrice ci ha messo in guardia dicendoci di stare attenti a non cosificare l’Eucarestia, come se fosse un oggetto da guardare silenziosi e immobili. E ci ha invitati a ricordare la manna che cadde sugli Ebrei affamati nel deserto. Quel cibo gratuito e inaspettato lo chiamarono mahnu che vuol dire “che cos’è?”, a sottolineare il mistero di un Dio pronto a farsi cibo vero per tutti, a farsi divorare e bere da noi affamati e assetati nei tanti deserti della vita. E non solo l’Eucaristia è cibo, anche la Parola ci nutre, la Parola che alimenta la nostra mente perché possiamo essere ogni giorno nuovi e creativi, non ripetitivi e stancamente vuoti. L’Eucaristia invece è cibo vivo che nutre anima e corpo, senza la quale morremmo come cristiani. Ma Dio è luce con la sua Parola e pietoso Pellicano con l’Eucarestia, con la quale ci nutre costantemente per non farci morire, come fa il pellicano con i suoi cuccioli. C’è stata quindi una lunga e silenziosa processione per andare ad accendere ognuno una candela all’altare per ricordare che nostra Luce è Gesù e dobbiamo non solo adorarlo e cibarci di lui, ma soprattutto trasformare in pratica quotidiana di vita i suoi insegnamenti, per la nostra gioia e per essere riconosciuti autentici suoi discepoli.
Questa giornata di spiritualità, la prima di due previste (la seconda sarà un pellegrinaggio in aprile alle «sacre particole» di Siena), ha riproposto la pratica devozionale consistente nell’adorazione del Santissimo Sacramento solennemente esposto sull’altare. Un momento particolare, dunque, in cui è stata data la possibilità di sostare presso Gesù eucaristico, di conoscere e di vivere ancora di più Gesù nel Santissimo Sacramento dell’altare.
La giornata è stata aperta dal saluto di don Desiderio Gianfelici che ha invitato a vivere l’incontro alla luce del «Cristianesimo che è vivere conoscendo Gesù, che è vivere restituendo a Lui il nostro assenso, la nostra libertà, il nostro sì e per poter dire a Lui, nella nostra preghiera: “Vieni Signore Gesù”». Don Sandro Lusini, nel saluto finale, ha evidenziato la bellezza e la dolcezza dei canti che hanno accompagnato l’adorazione del Santissimo Sacramento e che hanno fatto riscoprire la bellezza del silenzio, in un momento in cui di fuori regna il frastuono dei canti urlati.
La parrocchia di Albinia non poteva rimanere estranea a questa bella pratica religiosa, durata un’intera mattinata, che sicuramente ha aiutato a rinverdire la fede nella presenza reale di Gesù nel SS.mo Sacramento in quanto «l’atto di adorazione al di fuori della santa Messa prolunga ed intensifica quanto s’è fatto nella liturgia stessa; infatti, soltanto nell’adorazione può maturare un’accoglienza profonda e vera. E proprio in questo atto personale di incontro col Signore matura anche la missione sociale che nell’Eucarestia è racchiusa e che vuole rompere le barriere non solo tra il Signore e noi, ma anche e soprattutto le barriere che ci separano gli uni dagli altri» (cfr. Sacramentum caritatis n. 66). La mattinata è terminata con un momento di agape fraterna nel salone parrocchiale.

 

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