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E' il fondatore dei Passionisti, riconosciuto come il più grande mistico del settecento, celebrato tra i più eloquenti missionari e i più venerati maestri di spirito del secolo, canonizzato da Pio IX il 29 giugno 1867. Nasce il 3 gennaio 1694 da Luca Danei e Anna Maria Massari ad Ovada, ai confini con la Repubblica di Genova; ma è oriundo di Castellazzo Bormida, della provincia di Alessandria, allora compresa nel ducato di Milano. Secondo genito di sedici figli, è educato dalla sapiente pietà materna, degna della nobilissima tradizione degli antenati alessandrini la cui origine risale al secolo XIII. I torbidi politici dell'ultimo Seicento e incalzanti disgrazie familiari presto obbligano Paolo a dedicarsi al commercio per aiutare il padre, affrontando situazioni spesso altamente drammatiche. Cremolino, Campo Ligure, Castellazzo B. sono le tappe via via raggiunte dalla famiglia, mentre esigenze di lavoro tengono il giovane lontano, in giro per il mondo, finchè appena ventenne è folgorato dalla Grazia e convertito " a penitenza ". E' appunto il fremito di quella prima esperienza che dopo la crociata bandita da Clemente XI lo spinge ad arruolarsi nell'armata veneziana per combattere contro l'ennesima minaccia dell'Islam. Ma nel febbraio 1716 è ispirato a seguire un'altra rotta e, rifiutata l'eredità di alcuni coniugi di novello ( CN ), torna in famiglia per la quale ancora lavora, mentre è favorito da eccelse illuminazioni rivelatrici del suo vero destino di contemplativo e di apostolo. Nell'estate del 1720 un giorno, " elevato in Dio con altissimo raccoglimento, scordamento di tutto e grandissima soavità interiore ", si vede " in spirito vestito di nero sino a terra, con una croce bianca in petto sotto la croce scritto in lettere bianche il nome ss.mo di Gesù ...." Rivestita del medesimo abito gli appare anche la Vergine che lo accerta della sua vocazione di fondatore di un nuovo Istituto. Rinuncia al matrimonio, si da tremendi rigori penitenziali, e seguito da amici compresi del suo carisma, e la sera del 22 novembre 1720 riceve dal vescovo di Alessandria la nera tunica dell'eremita. A Castellazzo B., presso la chiesa di S. Carlo, scrive le prime Regole e Costituzioni, vive in solitudine, si dedica alla predicazione. Ma al suo ritorno in patria, sosta sul Monte Argentario, chedopo una odissea diventerà la culla della sua congregazione. Lassù potè stabilirsi definitivamente verso la primavera del 1728, al termine di estenuanti mortificazioni fisiche e morali subite a Gaeta, Troia ( FG ), Itri ( LT ) e Roma; dove Benedetto XIII dopo averlo autorizzato a " radunare compagni " l'aveva ordinato sacerdote e destinato al servizio degli infermi nell'ospedale di San Gallicano. Fallito il progetto di fondazione sull' Argentario, si adopera per realizzarlo all'Isola d'Elba ; ma presto straordinarie circostanze l'incoraggiano a ripere il primo tenta tivo, coronato da successo non prima del 14 settembre 1737 in seguito alle più turbinose ed esasperanti vicende che potessero raffinare la sovraumana pazienza di un Mistico della sua tempra. Siamo alla prima casa dell'Istituto : il ritiro della Presentazione di Maria SS.ma presso Orbetello, nello Stato dei Presidi. Soltanto 24 anni dopo, più in alto, seguì l'erezione del Noviziato di San Giuseppe, sul versante opposto del promontorio, quasi a picco sul mare. La necessità di approvazioni sempre più ampie da parte della S. Sede stimolano Paolo anuove fondazioni, che, superando innumerevoli controversie, realizza nello Stato Pontificio principalmente col favore dei Papi del tempo, con lui larghi di venerazione ed affetto. Appunto essi, dopo i dovuti esami, autorizzano, le Regole , fino alla definitiva approvazione dell'Istituto concessa nel 1769 da Clemente XIV, seguita dall'altre egualmente solenne di Pio VI nel 1775. Alla sua morte il Santo lasciava tredici ritiri, più un monastero femmile fondato a Tarquinia.

Ritratto" Di presenza grave e maestosa insieme ed amabile, alto di statura, di volto sereno, di fronte elevata e spaziosa, di voce chiara, sonora e penetrante, di maniere piene di affabilità e rispetto senza veruna affettazione; il suo temperamento era sanguigno e sensitivo ... ". Questa " la cara e buona immagine paterna " che di Paolo ha saputo descrivere San Vincenzo M. Strambi, suo primo biografo e più degno amico. Secondo esperti dell' Università di Roma, che hanno esaminato il ritratto del pittore G.G. della Porta, " i tratti e l'aspetto fisionomico del volto emanano una forza di decisione, una strenua volontà di carattere ed una grande dignità. Tali note del volto vengono addolcite dallo sguardo triste, quasi mesto, da due grandi occhi scuri, pensosi, profondi, umanissimi, che pur nella forza che si origina da tutto l'aspetto, rivelano un'infinità bontàe tanta, tanta indulgenza e comprensione. Insomma si tratta di un temperamento generoso e tenace, deciso e volitivo, umano e ricco di comprensione, riflessivo, anche se portato all'azione" .

" Dotato di una felicissima memoria " di " grande ingegno" in lui brillavano un " raro talento ", una " vivacità e pespicacia di mente singolari ". Le infelici condizioni familiari non li agevolarono lo studio a cui fu presto avviato ad Ovada, Cremolino, Campo Ligure e Genova. Ma per acquistare un discreto corredo di cultura potè approfittare della conoscenza di ottimi ecclesiastici e attingere alla biblioteca dello zio paterno, don Cristoforo. Ancora giovane, giunse a possedere e gustare San Francesco di Sales, S. Teresa d'Avila, S. Giovanni della Croce, e più tardi sembra arrivò a scoprire e naufragare " nel fondo" del grande Taulero. " L'ingegno" , la " dottrina", la "teologia", "l'eloquenza" esercitavano su di lui un vero fascino. L'altissima stima dell'Aquinate e l'intuito con il quale fin dal 1753 satbilì che nell'Istituto fosse " assolutamente" seguito, fanno di lui uno dei più geniali e convinti precursori della rinascita del tomismo in Italia. Nutrito di buone letture pienamente assimilate, anche egli scrive e si dimostra fecondissimo: oltre alle Regole della Congregazione, ha lasciato il Diario , per il suo confessore; e la Morte Mistica , per una claustrale. Entrambi gli scritti sono ritenuti altrettanti gioielli della letteratura spirituale del secolo. Ma è soprattutto l'epistolario ( a cui mancano decine di migliaia di lettere irrimediabilmente perdute ) che rivela la vena inesauribile della sua facondia, la straripante ricchezza della sua vita interiore, l'dea ispiratrice del suo misticismo.

Madonna

La circoscrizione ecclesiastica dell'Argentario e di Orbetello al tempo di San Paolo non costituiva, come al presente, una giurisdizione unitaria, come lo era sul piano politico e amministrativo. Ecco perchè Paolo ebbe relazioni diverse con più vescovi , specialmente con quello di Orbetello ( o Abbate delle Tre Fontane ) verso i quali si mostrò sempre disponibile per la sua intensa attività di missionario, in un momento storico difficile per la nostra terra e per le diverse situazioni socio religiose; dovute alla sua importanza nello scacchiere europeo del tempo. Le Comunità di Porto Ercole e Talamone, pur costituendo due centri militari importanti dello Stato dei Presidi, dipendevano dalla Diocesi di Sovana-Pitigliano, ed al Vescovo di tale Diocesi si rivolse Paolo quando per la prima volta giunse a Porto Ercole e si rifugiò negli antichi romitori dell'Annunziata e di S. Antonio, sull'Argentario nel territorio parrocchiale di Porto Ercole. Orbetello e Porto S. Stefano con l'Isola del Giglio invece facevano parte del tratto toscano dell'Abbazia delle Tre Fontane, una circoscrizione ecclesiastica " sui generis " che nell'antichità apparteneva agli Abati Cistercensi, poi nel secolo XVI ( 1542 ) fu affidata alle cure pastorali di un Cardinale Abbate, il quale agli effetti canonici aveva tutte le prerogative di vescovo. Risiedeva in Roma. Nella sua vita all'Argentario il Santo ebbe relezioni prima col card. Altieri che agli inizi si mostrò molto incerto nell'approvare la fondazione del Ritiro, in seguito comprese l'importanza dell'opera missionaria di Paolo e dei suoi confratelli sopratutto nel territorio abbaziale, come si legge nella frequente corrispondenza epistolare che Paolo ebbe col card. Altieri. La presenza di numerose truppe provenienti da ogni parte assoldate e in cerca di avventure senza scrupoli, talvolta senza fede, spesso insofferenti la dura disciplina militare, creavano problemi e disagi di natura morale in seno alle Comunità dei Presidi. Paolo incontrò questa triste realtà, l'affrontò con la virtù dei santi, e portò sulla retta strada molta gente e perfino alla fede molti soldati tedeschi e svizzeri di confessione luterana. Meritò per questo la stima e la protezione dei Governatori militari di Orbetello. L'opera di San Paolo si inserisce in un periodo storico caratterizzato da grandi fermenti in tutti i settori della vita umana. Il Settecento si caratterizza da un lato per il formarsi dell'illuminismo e alla vigilia della Rivoluzione, di fermenti di liberalismo, fenomeni che si ripercuoteranno sulla fede cristiana; dall'altro, per le gravi agitazioni che resero precari gli equilibri politici faticosamente raggiunti nel secolo precedente.Al centro di questi sconvolgimenti si trovò il piccolo Stato dei Presidi di toscana e l'Argentario ( guerra di successione spagnola e la guerra di successione polacca ) , nei primi decenni del secolo XVIII proprio negli anni della nascente famiglia dei Passionisti nel 1728. Anche se tali avvenimenti erano estranei alla mentalità e agli obbiettivi di Paolo, essenzialmente di natura spirituale, egli ne fu indirettamente coinvolto e fu protagonista di eroiche azioni nell'assistenza dei soldati feriti e moribondi durante l'assedio e il bombardamento di Orbetello nel 1734. che cosa era propriamente lo Stato dei Presidi? Così si chiamò il territorio comprendente Orbetello, l'Argentario e le basi continentali di Talamone e di Ansedonia: entità territorialmente esigua, ma di notevole importanza politica e militare per quei tempi. Costituiva una base strategica dalla quale i suoi regnanti potevano controllare i mari d'Italia e influenzare perciò la politica degli altri Stati europei. Quando lo Stato dei Presidi era sotto l'imperatore d'Austria, Paolo con la sua umiltà conquistò la simpatia e l'amicizia del Governatore di Orbetello, generale Bartolomeo Espejo y Vera. Il loro primo incontro avvenne nel 1722 e rappresentò una tappa importante e significativa della sua vita. Così è narrata dal suo biografo Padre Giammaria: " ... Mi raccontava il Sig. Giovanni Sanchez d'Orbitello che, entrando i due divisali fratelli ( Paolo e Giovambattista ) in orbitello, furono condotti, secondo il solito costume del presidio, al signor generale Espejo, quale appunto uscivasene dalla benedizione del Santissimo, che si era data allora in Collegiata. Il predetto sig. generale l'interrogò chi fossero e dove andassero; ed essi risposero: " siamo due poveri fratelli e ci sentiamo ispirati da Dio Benedetto di far penitenza nel Monte Argentario ... ". Altro episodio significativo di tanta stima avvenne quando fu dichiarata da Carlo VI la guerra contro la Spagna, la Francia e lo Stato di Savoia loro alleato ( 1734 ). Fu ordinato dal Re di Napoli l'allontamento dai Presidi dei sudditi di quegli Stati. Il provvedimento doveva colpire anche i fratelli Paolo e Giovanbattista, in quanto cittadini piemontesi. Essi invece rimasero all'Argentario e continuarono la loro missione in Orbetello, certamente per l'interessamento e la facoltà concessa dal generale Espejo. Anche per certo senso di gratitudine, oltre che per il dovere sacerdotale, offrì la sua assistenza, come un Cappellano, alle truppe imperiali di stanza in Orbetello e nei Presidi, le quali avevano davvero bisogno di sostegno spirituale e morale. Amicizia e stima più grande verso Paolo mostrò il nuovo comandante dei Presidi, De Las Minas, che, uomo molto pio, lo scelse come confessore e direttore di spirito, gli concesse la più ampia libertà di accesso nel campo per assistere soldati e ufficiali, istruirli ed ascoltarne le confessioni. Durante l'assedio ad Orbetello ad opera degli Spagnoli che intendevano riconquistare i Reali presidi, nel corso della guerra di successione polacca, Paolo si dedicò con spirito veramente eroico e sprezzante dei pericoli e dei mortai, si dedicò all'assistenza dei soldati feriti e moribondi, passando in piena libertà dal campo austriaco al campo spagnolo. Nel momento in cui egli attraversava i due fronti le artiglierie ricevevano l'ordine di non sparare, per il rispetto che avevano di lui i due generali contendenti. In proposito sono state depositate al processo di canonizzazione commoventi testimonianze, che purtroppo non possiamo riportare in questa sede.

Convento

Proprio perchè un convento ha una struttura e una destinazione specifiche, deve essere considerato, prima di tutto come un segno. Segno per i " salvati " come recita la scritta apposta ai due massi, all'ingresso del piazzale, che ricordano l'arrivo dei primi Passionisti su questo Monte. Questa funzione di segno, in maniera peculiare, appartiene a questo Convento della Presentazione del Monte Argentario, specie se si risale all'origine ( sec. XVIII ). Nella Maremma, allora maledetta, la vita civile appena degna di questo nome, non valicava impunemente i recinti sicuri degli insediamenti commerciali e milirtari della costa, presidiati da solide mura di cinta e imponenti bastioni di difesa. Altrove silenzio, malaria e morte; qualche volta anche i corsari. Da fuggire comunque e sempre. Perfino la struggente bellezza del promontorio non serviva a nessuno. Per San Paolo della Croce fu come una provocazione, ne accettò la sfida e vi eresse, in tanta bellezza e in tanta desolazione, il suo primo convento, quale segno efficace che la vita poteva vincere la morte, il coraggio la paura. E segno è rimasto per duecentosessanta anni e crediamo che sia stato, anche in mutate condizioni socio-ambientali, l'fficace prolungamento del messaggio che il Santo voleva perpetuare tramite la ininterrotta catena dei suoi figli. Perchè questo segno operi ancora nel tempo, con tenacia e sacrificio, essi in seguito hanno affrontato il radicale restauro. Il Santo stesso, dice la storia, disegnò sul terreno, col proprio bastone, uno schemaelementarissimo di chiesa che altro non era che un semplice rettangolo. Altrettanto si suppone facesse oer il primo nucleo del Convento. Si aggiunga alla norma fondamentale della povertà l'altra che considerava " ritiri " la sede dei religiosi, dove essi appena trovavano approdo tra una fatica e l'altra. Il dinamismo della vita apostolica non gli consentiva di rendere confortevoli e tanto meno artistiche le loro abitazioni. Vi stavano solo come gli uccelli sul ramo. Si viveva allora il crepuscolo di quella lunghissima epoca nella quale si era ritenuto indispensabile al prestigio della Chiesa ( analogamente al potere politico ) la forma persuasiva del sontuoso apparato esterno. Ma prima che tale convinzione si fosse ribaltata per determinati sconvolgimenti sociali, S. Paolo vi seppe reagire ubbidendo al suo impulso per la rinuncia e il distacco, senza per questo mancare di riguardo ad una precisa gerarchia di valori. " Nelle chiese, le quali dovranno essere fabbricate senza eccesso di spese..... non si abbia in esse alcuna cosa di grandioso, di vano, di raro, che cagioni distrazioni di spirito... Non si proibisce però in esse l'oro e l'argento e un ver altro prezioso ornamento; atto ad accrescere nmaestà e decenza al divin culto. " ( Regole e costituzioni, 1775, Capo XIV. ) Dal semplice tracciato del Fondatore, in ripetuti e spesso sofisticati interventi scaglionati nel tempo si apprdò, per la fine del 1700, alla chiesa attuale e dal nucleo iniziale delle " povere celle " dei primi anni, si giunse, negli ultimi del 1800 a questa specie di bastione che domina sull'Aurelia da Ansedonia all'Albinia. Ma nel suo interno il corpo, nell'apparenza compatto e omogeneo, li porta tutti i segni delle modifiche e degli ampliamenti, anche se imposti da semplici pure esigenze pratiche. Il nucleo sorto quando viveva il Santo, grazie all'ultimo restauro, oggi è abbastanza riconoscibile e adeguatamente fruibile. Anche la chiesa è stata restituita ad omogeinità che le fu data, grosso modo, nel 1780-82 dal non meglio qualificato c" capomastro " Michele Rusconi. La lettura ci consente il rigoroso ripristino, ci dà l'agio di fruire di un gradevolissimo spazio a croce greca, che investito dalla luce mediterranea appare quasi circolare; i toni delle decorazioni giocati tutti su passaggi tenui impegnano il vano di una sottile lievitazione spirituale e le strutture ritmate da colonne e paraste di stucco, sopportano agevolmente quelle contenute presenze in rilievo e dipinte, di ascendenza tardo barocca. Armoniosi e fini i balconcini dei coretti, nell'abside, anche se di impianto molto semplice e per nulla spregevoli i tre angeli del catino. L'erezione dell'orchestra ( 1794 ) e le aperture delle due cappelle, a destra e a sinistra dell'ingresso ( 1855 ) sono facilmente avvertibili come corpi estranei all'unità spaziale della chiesa. La facciata, infine, eretta nel 1856, incorniciata da lesene e culminante nel timpano è neoclassica, nella sua elementarità fa corpo con il vasto prospetto di tutto il complesso.

Convento2Le immagini, o meglio, i dipinti collocati nella chiesa, sono originati da ragioni di culto, ma anche da precisi sentimenti di devozione di chi li ha commissionati. Per San Paolo, nel " titolo " della sua prima chiesa e del primo convento vi era esplicitato il programma della sua Congregazione. Perciò la tela della Presentazione di Gesù al Tempio aveva diritto alla collocazione nell'abside, sull'altare maggiore. Il grande dipinto è di Sebastiano Conca ( 1679-1764 ) di Gaeta, ma operante a Roma; pittore prolifico e di notevole qualità, molto ricercato ai suoi tempi sia dalla committenza sacra che da quella profana. Di questo quadro esiste il bozzetto del 1735, ora nella collezione Spaniermann di New York, dal quale il nostro dipinto si scosta solo in piccoli dettagli. Sugli altri due altari il posto fu riservato a S. Michele e alla Maddalena, molto venerati nella famiglia passinista. Quello della Maddalena porta la firma di A. Falaschi, sempre del secolo XVIII e il San Michele è una riproduzione anonima, abbastanza vivace, del San Michele di Guido Reni che si trova nella chiesa dei Cappuccini di via Veneto a Roma. Un quadro della Madonna col Bambino, molto prezioso per la venerazione di cui è fatto oggetto dai religiosi e dal popolo, è nel coro del Convento. Non è stata ancora possibile l'attribuzione sicura, ma il rigoroso impianto compositivo, la forza plastica e la saldezza cromatica lo farebbero ascrivere all'ambito della cultura romano-napoletana del secolo XVIII. L'800 non ha dato nessun grosso contributo al patrimonio iconografico della chiesa, se si eccettua il quadro di Pietro Aldi ( 1852-1888 ) nella cappella a destra dell'ingresso; un quadro peraltro di carattere piuttosto illustrativo. Rappresenta la Vergine che mostra al Santo il luogo dove costruire il Convento. Anche nel Convento la presenza dell'arte è piuttosto limitata salvo un'eccellente tela settecentesca dell'Ultima Cena, sicuramente veneta, tutta mossa e dai toni cangianti e altre due belle tele, Madonna col Bambino e San giuseppe col Bambino del Cavallucci, ancora del '700. Altri quadri devozionali o ritratti di religiosi eminenti. portano il segno dell'epoca, ottonovecento, in cui sono stati eseguiti. L'inserimanto dell' arte contemporanea è avvenuto, pare, senza molti traumi, perchè non è stata investita, in modo rilevante, la parte storica, bensì quella parte del Convento con spazzi meno caratterizzati. Si è iniziato alla fine degli anni ' 50 nel coro, che era costituito da un vano abbastanza neutro. Una Via Crucis e una vita della Vergine, dipinte dal pittore Tito Amodei, religioso della Cumunità, in sequenze di immagini, hanno voluto sacralizzare l'ambiente e servire alla devozione dei religiosi. Nel 1988 sempre del medesimo autore viene collocata nella chiesa l'urna in bronzo con i resti del servo di Dio Galileo Nicolini C.P. L'aspetto di questo Convento con la compattezza delle sue forme è ormai parte integrante del paesaggio, non solo come segno, ma anche come testimonianza dell'amore per la natura. Anche per questo i Passionisti, negli anni '60, hanno combattuto una tenace battaglia per difendere l'Argentario dalla minaccia della speculazione edilizia. Con questo spirito hanno diretto, sempre negli anni '60, la realizzazione bar-ristoro, inserito totalmente nel paesaggio. Per il futuro puntano i loro sforzi ad ottenere un adeguato rispettoper i valori portati dal Convento, minacciati dal turismo di massa che, specialmente d'estate, sciama fin sotto le sue finestre.

La " Presentazione "

Secondo la leggenda, Maria fu presentata al tempio all'età di tre anni. Molti mistici, attraverso i secoli, hanno avuto una grande devozione verso l'infanzia di Gesù e di Maria. Paolo della Croce è uno di questi. Dall'infanzia di Gesù e di Maria egli traeva una doppia ispirazione. La prima e più profonda è quella della divina natività che si realizza in ogni anima attraverso la fede e la preghiera. " Lei stia ben chiusa nel suo interno - scrive Paolo a Maria Crocifissa Costantini - con profondissima cognizione del suo niente, che in tal forma si celebrerà nel suo spirito la divina natività del Verbo divino, umanato nel silenzio della notte della fede e del santo amore." ( Lettere, II, 297 ). L' altra ispirazione è quella dell'infanzia spirituale, che ognuno di noi deve vivere secondo il Vangelo: " Per fare questo ed avere l'ingresso nel Cuore Santissimo della nostra gran Regina e Madre bambina, bisogna farsi pure bambina e con la semplicità fanciullesca, con la vera umiltà e annichilamento di cuore " ( Lettere. I 320 )

Dalla cronaca del Convento la Presentazione

1728 - S. Paolo della Croce arriva all'Argentario e si stabilisce prima nel romitorio dell' Annunziata e poi in quello di S. Antonio. Qui costituisce il primo nucleo dei suoi compagni.

1733 - Inizia la costruzione della Chiesa e del Convento, ripetutamente interrotta dalla guerra nello Stato dei Presidi ( Orbetello e l'Argentario )

1737 - settembre giorno 14 inaugurazione della Chiesa e del Convento, da parte di Mons. Moretti, Vicario generale di Orbetello.

1744 - S. Paolo ottiene dal Papa l' approvazione della Regola; il numero dei Religiosi sale a 30.

1761 - Si inaugura ad 800 m. da questo Convento, il primo Noviziato pasionista.

1780 - Viene eretto il campanile.

1810 - Il Convento è spogliato di tutto e venduto, il 10 ottobre viene emanato il decreto di soppressione dei Conventi, il 16 ottobre vengono messi i sigilli al Ritiro della Presentazione, il 17 ottobre messi i sigilli al Ritiro San Giuseppe, alla sera tutti i Religiosi partono per Orbetello accolti dalle famiglie ( in seguito i Ritiri furono dati in affitto ad un privato )

1814 - Nei primi mesi i Religiosi tornano ai Ritiri.

1842 - Maggio giorno 12 si inaugura la diga che unisce l'argentario alla terra ferma.

Papa

1869 - Il Convento è ricomprato per 50.000 lire.

1900 - E' costruito il cimiterino.

1927 - Anche in questo Convento arriva la luce elettrica.

1933 - Erezione della Croce monumentale alta 19 m. in cima al Monte Argentario

1983 - Iniziano i lavori di restauro e risanamento di tutto il complesso della Presentazione.

1990 - Completamento dei lavori di restauro della Presentazione.

2000 - il 12 dicembre, a sorpresa, il Pontefice Giovanni Paolo II fa visita al Convento della Presentazione.

GiuseppeE' il secondo convento voluto da S. Paolo, sul Monte Argentario. Doveva essere casa di noviziato e per ovviare all'umidità del primo, il Santo scelse un luogo più esposto al sole. Così se la Presentazione è rivolta verso Orbetello, S. Giuseppe guarda Porto S. Stefano e Talamone. " L'area dove attualmente sorge il ritiro di San Giuseppe fu scelta da San Paolo della Croce nella prima decade di novembre 1753, durante la S. visita alla comunità della Presentazione. Il goirno dopo vi tornò con la comunità, cantò l'inno di San Giuseppe, quindi " disegnò col suo bastone il luogo per la chiesa e per il ritiro con tutti i comodi opportuni e necessari .." ( P. Giannamaria, Storia delle Fondazioni ). La mattina seguente, ad Orbetello, informò del suo progetto il Sig. Giuseppe Ignazio de Masdeu, intendente generale del re, affinchè questi ottenessedalla corte di Napoli " un regio dispaccio " perchè il terreno era proprietà dello Stato dei Presidi. Il 23 novembre il de Masdeu scrisse a Carlo III, e da questi ottenne risposta favorevole il 5 dicembre. L'atto di concessione fu rogato ,il 12 aprile 1754 dal notaio Bartolomeo Pianelli, con licenza del Regio ingegnere giubilato sig. D. Giovanni di S. Giovanni. E fu questi che eseguì secondo le indicazioni del Santo ...( Cf.E.Z. S. Paolo d. C., I, pp 1125-1129 ). Il nucleo della chiesa e del convento è formalmente più omogeneo di quanto non sia quello della Presentazione. La chiesa è costruita da uno spazio unico, quasi circolare, se non fosse per la pianta settecentesca della linea rotta, e sviluppa un volume che cresce sopratutto in verticale. Il convento, invece, si dispone su un quadrilatero, il cui centro ne forma il cortile. Come noviziato fu attivo dall'anno 1761 fino agli anni '70 di questo secolo, ma con ripetute interruzioni, dovute sia, a volte, alla mancanza di elementi, sia a vicende politiche e sociali. Nella tradizione dei Passionisti, tuttavia, è rimasto sempre " il Noviziato ". Per molti anni è stato legato amministrativamente al ritiro della Presentazione ( fino al 1914 ). Dal 1975 il ritiro viene destinato a casa di preghiera e di accoglienza per sacerdoti e laici, alle dipendenze giuridiche del Provinciale. In seguito si precisa meglio la sua configurazione.

Madonna

Il " Vero Santuario "

Alcune parole di S. Paolo della Croce soleva ripetere, possono servire da conclusione e riflessione: " La fede ci dice che il nostro interno è un grande santuario, perchè è il vivo tempio di Dio e vi risiede la Santissima Trinità. Entriamo dunque spesso in questo tempio ed in spirito e verità adoriamo quivi la Santissima Trinità. Oh, questa si che è devozione assai sublime!"

Dalla cronaca del ritiro di San Giuseppe - Noviziato

1753 - Posa della prima pietra, durante la novena della festa della Presentazione.

1761 - Arrivano i primi novizi.

1810 - In seguito alla soppressione delle case religiose, i Passionisti sono costretti a tornarsere in famiglia. " In Toscana comandava la sorella di Napoleone, detta Baciocca, che al sentir parlare di Religiosi, le pigliavano le convulsioni.... Così il ritiro fu lasciato in totale abbandono. Nessuno dei Religiosi prestò il giuramento richiesto. In seguito furono asportate le campane, non si sa se dal Governo o dagli ebrei che avevano preso in affitto i due ritiri. Il comandante della fortezza di Orbetello chiese ed ottenne dal Governo le finestre e le inferriate di questo ritiro. Tentarono di portar via anche il ciborio di marmo, ma questo prima di uscire dal portone cadde per terra e fu lasciato "

1854 - Mons. Molaioni ( già vescovo di Nicopoli Bulgaria ) passionista, " misura la distanza che passa da San Giuseppe e la Presentazione e trova che è di tanti passi quanti ne corrono tra il Pretorio di Pilato e il Calvario.

1912 - Si amplia il ritiro con una parte della nuova costruzione ( E' stata completata negli anni ' 50 ) esposta a mezzogiono.

1930 - Muore il Maestro, p. Nazareno Santolini, del quale è in corso causa di beatificazione.

1944 - Si accolgono gli sfollati dei paesi vicini.

1988-1989 - Importanti lavori di risanamento e riattamento di alcuni spazi interni, salvando la struttura e la fisionomia originaria.

I mistici e la montagna

In tutte le religioni, la montagna è stata considerata un luogo privilegiato di incontro con Dio: l'altezza, il mistero che la circonda, la vicinanza alla volta del cielo, altro simbolo delladimora di dio, favorivano questa simbologia. Questa è particolarmente evidente nella Bibbia: " Il monte della casa di Dio sarà stabilito sulla cima dei monti, e innalzato al di sopra dei colli. Verranno molti popoli e diranno: venite, saliamo al monte del Signore ... ( Is. 2,2 ) Anche Gesù prediligeva i luoghi solitari e posti sul monte per la preghiera. Il discorso della montagna è il discorso più esteso e più importane del Vangelo. Molti mistici hanno trovato su una montagna il luogo adatto per la loro contemplazione e la loro preghiera. tra le montagne da loro santificate, ricordiamo il Monte Carmelo ( simbolo, per S. Teresa e S. Giovanni della Croce, delle ascensioni mistiche ), il monte Athos, Montecassino, Mont sain-Eloi, Monte Corona, Monte Oliveto Maggiore, Monte Senario, Monte Vergine, Mont saint-Michel, Monserrat, camaldoli, La Verna. Paolo della Croce fin dalla prima volta che sostò con la nave a Porto Ercole, sentì che il Monte Argentario era per Lui il monte santo di Dio.

PassionistiI Passionisti sono oggi circa 2.500 sparsi in tutto il mondo con 20 Provincie e 4 Vice-Provincie in 58 Nazioni. S. Paolo della Croce è anche il fondatore delle Monache Passioniste di clausura, istituto che è considerato il ramo femminile della Congregazione. Alla " Famiglia Passionista " appartengono inoltre altri Istituti di religiosi, uomini e donne, e numerose associazioni laicali, che rendono testimonianza del carisma e della spiritualità di Paolo della Croce. In 270 anni di vita ( 1737-2009) I PASSIONISTI hanno dato alla CHIESA numerosi santi, beati e servi di Dio.Alcuni di essi hanno iniziato il cammino verso la santità vivendo per lunghi periodi sul Monte Argentario in profondo spirito di preghiera solitudine. La chiesa della Presentazione e quella del Noviziato custodiscono con devozione le spoglie mortali di alcuni di essi, per tramandare il ricordo delle virtù cristiane, eroicamente esercitate. Citiamo in particolare:

P. Fulgenzio di Gesù, ( Pastorelli ); 1710-1755. Già sacerdote, si unì fin dall'inizio al Fondatore del Romitorio di S. Antonio. Uomo di eminenti virtù e di grandi penitenze, è stato il primo superiore e iol primo maestro dei novizi nel convento della Presentazione.

Fratel Giuseppino di S. Maria ( Pitruzzero ) : 1720-1768. Conobbe il fondatore mentre si trovava in Orbetello a servizio di un colonnelle. Era il primo fratello laico dei Passionisti. Favorito fin da piccolo di straordinari doni mistici, raggionse i più alti gradi dell'orazione. Basso di statura era svelto ed infaticabile nei servizi domestici.

Agnese Grazi: 1701-1744. Prima discepola di S. Paolo della Croce, appartenente ad una illustre e ricca famiglia di Orbetello. Si diede ad una vita veramente santa, dopo aver ascolatato una predica del Santo durante una missione tenuta a Talamone. Dopo lunghe ricerche i suoi resti mortali furono rinvenuti sotto la cappella di S. Michele. Ora sono custoditi insieme a quelli dei primi Passionisti e di altre persone morte in concetto di santità, nella cripta della chiesa, costruita in seguito ai lavori di restauro.

Ven. Galileo Nicolini: 1882-1897. Sente la chiamata alla vita passionista al momento di ricevere la prima comunione. Di intelliogenza precoce, rapidamente conseguì uno straordinario livello di santità. SSvolse l'anno di noviziato a Lucca sotto la guida di P. Nazareno dell'Immacolata. Colpito da tisi galoppante, fu trasferito all'Argentario con la speranza che l'aria buona giovasse alla sua salute. Dopo qualche giorno spirava santamente. Attualmente le reliquie sono custodite nella chiesa della Presentazione.

Ven. Nazareno dell'Immacolata ( Santolini ) : ( 1859-1930 ). Maestro dei novizi per quasi trnt'anni, con l'esempio di tutte le virtù religiose esercitate in modo eroico, ha formato una lunga generazione di Passionisti, alcuni dei quali illustri per virtù e dottrina. Le sue spoglie mortali, dopo essere state a lungo custodite nella chiesa della Presentazione sono state traslate nel coro del Noviziato, luogo della sua santificazione.

Beato Lorenzo Salvi: 1782-1856. Mistico di eccezionale spiritualità incentrata sulla devozione a Gesù Bambino. Scrittore, missionario popolare e famoso per i doni mistici, fu superiore unico dei due conventi dell'Argentario dopo la soppressione napoleonica, dal 1817 al 1821. Si adoperò per ripristinare la vita conventuale e svolse una intensa attività apostolica nella Maremma. Accolse con grande cortesia Ferdinando III, granduca di Toscana, in visita al Convento della Presentazione.

Beato Bernardo Silvestrelli: 1831-1911. Nato in una nobile famiglia romana, si distinse per l'umiltà come superiore e per la preparazione culturale come insegnante. Fu eletto per cinque volte Superiore Generale della Congregazione. Visse alla Presentazione per due anni ( 1854-1856 ) " conducendo una vita esemplarissima sotto ogni rapporto ". Durante il colera del 1855 si prodigò nell'assistere le popolazioni dell'Argentario che salivano al Convento per chiedere" riso, grano, pasta e legumi". Ancora oggi è ricordato come colui che fece costruire a sue spese la cappella del Crocifisso annessa alla chiesa. Altri Passionisti illustri hanno avuto legame affettivo con il Monte Argentario sono: S. Vincenzo M. Strabi, vescovo di Macerata e Tolentino. Beato Domenico Barberi, pioniere dell'ecumenismo per il dialogo con gli anglicani; San Gabriele dell'Addolorata , patrono dell'Abruzzo; - Beato Pio Campidelli, morto ancora studente; - Beato Isidoro De Loor, belga, fratello coadiutore; Beato Carlo Houben, missionario irlandese; - S. Gemma Galgani, grande mistica Lucchese.