QUARANTESIMO DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA DELL'IMMACOLATA CONCEZIONE

Caro Padre Giovanni, buon giorno e benvenuto nuovamente nella nostra Comunità Parrocchiale di Porto S. Stefano! Dieci giorni fa era fra noi per celebrare la festa liturgica della Beata Maria Maddalena dell'Incarnazione, nella Chiesa di S. Stefano Protomartire, oggi è qui nella Chiesa dell'Immacolata Concezione in occasione del 40° anniversario della sua Dedicazione. Grazie per la sua presenza costante tra noi! Il numero quaranta nella Bibbia, sia nell'Antico che nel Nuovo Testamento, si incontra spesso. E' una cifra simbolica importante. Rappresenta momenti salienti dell'esperienza di fede del popolo di Dio e anche del singolo credente. Questo numero, non rappresenta, dunque, un tempo cronologico reale, scandito dalla somma dei giorni. Può indicare una lunga attesa, una lunga prova, un tempo sufficiente per vedere le opere di Dio, un tempo entro il quale occorre decidersi ad assumere le proprie responsabilità senza ulteriori rimandi. E' il tempo delle decisioni mature. Questo quarantesimo lo vogliamo intendere come un tempo sufficiente per vedere le opere di Dio, un tempo nel quale dobbiamo assumere le nostre responsabilità di cristiani! In questo tempo Dio ha fatto grandi cose in tante persone e attraverso tante persone: fedeli laici, uomini e donne, religiosi e religiose, preti, diaconi e vescovi! Dio ha suscitato molti benefattori! La dedicazione della Chiesa ci ricorda non solo la dedicazione a Dio di un luogo ma la dedicazione a Lui di tanti cristiani, di noi cristiani di questa comunità: "Avvicinandovi a lui, (Cristo), pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo" (1 Pietro 2,4-5). Nel discorso alla città e alla Diocesi di Milano, l'altro ieri, l'arcivescovo Mario Delpini ha espresso queste originali parole: "Benvenuti, bambini! Benvenuti, ragazzi e ragazze! Benvenuta, famiglia! Benvenuto, lavoro! Benvenuta, società plurale! Benvenuta, cura per la casa comune!». In una parola, che si vuole proporre «come un augurio, come un esclamativo, come una sfida: benvenuto futuro!». Diamo la parola a un ragazzo e ad un giovane, rappresentanti del nostro futuro: sono i figli di coloro che quaranta anni fa erano piccoli e con molta curiosità ed entusiasmo vedevano nascere una nuova comunità nel popoloso quartiere del Valle. Giovane: Padre Giovanni, noi giovani che stiamo frequentando le scuole superiori, nell'intreccio di molteplici impegni scolastici, sportivi e familiari, riusciamo a ritagliare un po' di tempo per la comunità nella quale ci sentiamo come a casa e alcuni di noi sono impegnati nel servizio educativo dei più piccoli. Siamo un piccolo gregge, come dice Gesù, ma stiamo volentieri insieme nel gruppo parrocchiale ormai da alcuni anni. Ragazzo: Padre Giovanni, noi ragazzi che da poco abbiamo ricevuto la cresima sentiamo ancora tanto entusiasmo nel frequentare la Parrocchia e il percorso del dopo-cresima. Partecipiamo alla Messa domenicale e stiamo scoprendo gradualmente il nostro posto nella comunità, mettendo a frutto i nostri talenti. Ci ricordi nelle sue preghiere!

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