Sono state realizzate negli anni 1978-1979 dalla pittrice e scultrice maremmana Lea Monetti, una grande artista a livello nazionale ed internazionale. Per la chiesa dellʼImmacolata Lea Monetti ha realizzato le quattordici tavole della Via Crucis, ben visibili dallʼingresso della chiesa disposte una accanto allʼaltra nella parete di sinistra, utilizzando lo stesso materiale con cui sono costruite le case (laterizio e cemento). Esse danno modo di meditare il cammino della Croce in maniera chiara e non dispersiva, così da cogliere il messaggio che il Cristo, attraverso lʼartista, ci trasmette: un messaggio di fiducia, di rassegnazione, di serenità e di ricerca dellʼaiuto del Signore nelle tribolazioni terrene. Con pochi ed efficaci tratti lʼartista è riuscita ad esprimere con estrema delicatezza le fasi dolorose del cammino della Croce senza esasperazione, ma con pacata serenità. Le figure delineate nella materia in leggero bassorilievo hanno, nei movimenti e nellʼespressione dei volti, un che di umano e vivo, che le rendono più vicine allʼosservatore. Di Lea Monetti è anche il Crocifisso a tempera su tavola (1,80x2,30 m), benedetto insieme alle tavole della Via Crucis in occasione della consacrazione del nuovo edificio sacro, avvenuta il 7 dicembre 1979, vigilia della festa dellʼImmacolata, alla quale venne dedicata la chiesa. Inizialmente il Crocifisso venne posto sospeso sopra lʼaltare, mentre dal 2004 si trova nella parete che sovrasta il presbiterio. Lʼartista nel descriverlo riferisce:«Ho eseguito il crocifisso per lʼaltare maggiore della chiesa dellʼImmacolata di Porto S. Stefano su richiesta dellʼarch. Carlo Boccianti e di mons. Pietro Fanciulli, che si è prodigato a raccogliere i fondi per pagare le spese dellʼoro zecchino utilizzato per la croce disegnata dallʼarch. Boccianti. Ho preparato il fondo della croce con gesso scagliola e bolo alla maniera classica e applicato la missione specifica per lʼoro in foglia a regola dʼarte. Ho desiderato disegnare il corpo di Cristo in croce a tempera sanguigna su fondo gessato, ispirandomi alle proporzioni della Sacra Sindone e cercando una rappresentazione umana del Crocifisso, affinché ogni uomo potesse riconoscere in lui la propria sofferenza. Mentre per dipingere il corpo ho scelto di mesticare il colore con caseina lattica, che mi garantiva la massima stabilità nel tempo, per il volto non ho voluto usare una pittura definitiva ma ho deciso di lasciarlo a brace, poiché la carbonella di tralcio di vite, che viene classicamente utilizzata per gli abbozzi dei dipinti, rappresentasse qui un disegno non definitivo. Il mio intendimento è dare il significato di un lavoro "in itinere"; così che il volto del Cristo può essere cambiato e sostituito con le sembianze di qualsiasi uomo. Il Cristo in croce che ho dipinto non è morto: ha gli occhi socchiusi e vede». Tutto ciò a significare come ancora oggi la Crocifissione continui e si ripeta nellʼumanità sofferente, lasciando aperto lo sguardo alla resurrezione. Tale opera offre unʼimmagine significativa di Cristo, che ben esprime nei tratti del corpo la sua umanità e nellʼoro della croce la sua divina regalità: unʼimmagine che diffonde il mistero di un dolore tragico e al tempo stesso sereno, perché accettato ed offerto per amore. Al di là dei canoni dellʼiconografia tradizionale, ispirandosi allʼUomo della Sindone, lʼartista ha voluto proporci un Cristo che, spogliatosi della sua divinità, si offre nel supremo sacrificio della vita per la salvezza dellʼumanità.
Laura Metrano