Missione Burkina 2016

Ad appena dieci giorni dal terribile attentato che ha fatto 32 vittime, tra cui un bambino di undici anni, Ouagadougou e il Burkina Faso accolgono don Sandro nel suo annuale (e quest'anno sono venti) viaggio tra le missioni in uno dei paesi più poveri del mondo. In giro per le polverose strade di Ouaga ci sono tanti poliziotti, tanti controlli, una popolazione ancora scossa per l'atto terroristico di matrice jahidista  che ha frantumato il Capuccino Caffè e l'Hotel Spendid a pochi metri dalla centralissima e caotica Place des Nations Unies. Il centro di accoglienza missionaria dov'è don Sandro, don Franco di Napoli e Conforti Riccardo di Follonica alloggiano è poco più in là. I padri Camilliani, le suore, mons. Justin, mons. Prosper e lo stesso card. Philippe Ouedraogo e gli altri missionari con cui don Sandro e la comunità dell'Argentario sono da anni legati da amicizia e fraterna solidarietà sono meravigliati per la loro presenza annuale. L'anno scorso l'ebola, quest'anno il terrorismo islamico hanno diminuito la presenza di volontari, turisti e operatori delle varie Ong verso il Burkina. Il paese, dopo il rovesciamento del regime del presidente Compaore' durato ben 27 anni e il fallito colpo di stato militare del settembre scorso, si era pacificamente avviato a nuove e libere elezioni (29 novembre) con l'elezione di un nuovo presidente e parlamento. Tuttavia la situazione sta lentamente tornando alla normalità e per questo don Sandro ha potuto incontrare le varie comunità missionarie, portare gli aiuti frutti del sacrificio e della generosità della nostra terra, verificare soprattutto i lavori del nuovo padiglione del Centre Medical di Bam.
Questo piccolo ospedale è il destinatario maggiore delle offerte, ma don Sandro non ha mancato di portare il sostegno anche al lebbrosario di fratel Vincenzo, al CREN dei bambini malnutriti di Tougouri, alle scuole, attraverso le adozioni scolastiche, di Baskoure', Nanoro, Gourcy, Rouko, Tikare', Bourzanga, Titao, Kongoussi, Boussou, al Centre Medical di Koupela dove una quasi ottantenne suor Bartolomea si prende cura di bambini prematuri e mamme abbandonate o cacciate via dai villaggi. Il Burkina è un paese dalle mille contraddizioni, dove etnie e religioni diverse convivono pacificamente, ma dove è dura la vita a causa della desertificazione, del clima, delle condizioni igienico-sanitarie, delle malattie endemiche come la malaria e quelle più "moderne" come l'AIDS, l'analfabetismo, lo sfruttamento delle poche risorse agricole e del sottosuolo da un colonialismo economico duro a morire. In questa situazione emerge il ruolo della giovane ed entusiasta chiesa burkinabe': ormai i missionari venuti dall'Europa stanno pian piano venendo meno e numerose vocazioni maschili e femminili locali portano avanti l'evangelizzazione e la promozione umana. Per questo una parte degli aiuti va anche a sostenere le strutture ecclesiali come il Seminario minore di Ouahigouya e di Koupela, il monastero delle clarisse di Saye e quello dei piccoli fratelli di Charles de Foucauld  di Honda, il Seminario maggiore di Ouagadougou e alcune parrocchie della savana. Migliaia i chilometri percorsi sulle sgangherate strade e sulle piste di terra battuta che da sempre hanno caratterizzato il soggiorno di don Sandro e dei suoi compagni nelle due settimane di permanenza in questa parte dell'Africa subsahariana colpita dall'harmattan, il polveroso vento del deserto.
Oltre il sostegno finanziario è fondamentale l'incontro personale, lo scambio di esperienze, la condivisione della preghiera e dell'unica fede in Gesù Cristo, salvatore e fratello universale di tutti gli uomini. La messa con i seminaristi, la partecipazione al pellegrinaggio della Diocesi di Tenkodogo, la grande celebrazione eucaristica al Santuario mariano nazionale di Yagma sono stati gli eventi ecclesiali a cui don Sandro e gli altri hanno partecipato. Una chiesa giovane, piena di vita, di entusiasmo, di speranza, che non si vuole arrendere e soprattutto non vuole aver paura di testimoniare pubblicamente la propria fede senza imporla a nessuno. Una chiesa in uscita, secondo la felice espressione di Papa Francesco, in uscita e per questo libera da condizionamenti e comode tradizioni. La chiesa del Burkina, pur in minoranza da punto di vista numerico, sa però puntare in alto (duc in album, ripete continuamente il cardinale arcivescovo di Ouagadougou), esigente con se stessa, ma misericordiosa e tenera come una madre anziana, ma non vecchia, saggia ma non saccente o presuntuosa, povera ma non meno efficace e per certi aspetti più efficiente. Una chiesa certamente non perfetta, ma da cui noi di antica tradizione e storia cristiana, avremmo molto da imparare e forse anche da imitare. Mentre in Europa si alzano e si consolidano muri e barriere, noi ci impegniamo a costruire ponti!