La calorosa accoglienza della comunità parrocchiale a don Mulenga

Nonostante la tragedia del naufragio della nave da crociera Costa Concordia all’Isola del Giglio, che ha coinvolto e mobilitato, oltre agli abitanti dell’isola anche quelli di Porto S.Stefano, la comunità parrocchiale ha accolto amorevolmente e con entusiasmo il nuovo sacerdote don Mulenga Bavu, nella sua prima Messa a Porto S.Stefano: paese che per un anno lo ha accolto, conosciuto e stimato nel suo cammino vocazionale e nel servizio alla comunità. La sera del 14 gennaio la Chiesa di S.Stefano era piena di gente venuta per abbracciare il suo “figlio adottivo”: oltre alla presenza degli zii, dei diaconi, ministri e chierichetti, giovani e altri fedeli della comunità, diversi sacerdoti hanno concelebrato la Messa e si sono stretti a Mulenga per condividere la sua gioia, motivo di speranza e di festa per tutta la Diocesi.
Mulenga All’inizio il viceparroco don Gino Governi, responsabile della Commissione diocesana vocazioni, che, insieme al parroco don Sandro Lusini, ha accompagnato e guidato Mulenga nel cammino vocazionale e formativo per inserirlo nel tessuto sacerdotale della Diocesi, gli ha rivolto alcune parole. Innanzitutto ha sottolineato il fatto che sia entrato nei cuori di tutti i santostefanesi che lo hanno conosciuto, diventandone amico, e, prendendo spunto dal brano evangelico della messa, ha espresso il ringraziamento a Dio per aver seguito il Signore più da vicino. Ha infine affermato che l’amicizia stretta in questi mesi sicuramente rimarrà per sempre.
Nell’omelia Don Mulenga ha ringraziato la comunità parrocchiale di Porto S.Stefano per averlo accompagnato e custodito, a partire dalla quale ha conosciuto la Diocesi e cominciato ad apprezzare la vita diocesana. Ha fatto riferimento alla prima lettura della chiamata di Samuele, da cui ha detto che si vede l’iniziativa di Dio in ogni vocazione. Ha invitato tutti a rispondere personalmente all’interrogativo posto da Gesù ai primi discepoli, “Che cosa cercate?”, guardando nelle profondità del cuore, dal quale possono emergere tante risposte. Chi ha incontrato e conosciuto Gesù e chi lo segue, quindi l’essere cristiani, non può lasciarci indifferenti, non può farci continuare ad essere e a vivere come prima, non può non trasformarci. Quelle risposte racchiuse nel cuore ci hanno sicuramente fatto camminare sia nei momenti difficili che in quelli felici, perché sono le risposte sulle quali abbiamo fondato la nostra fede. Ha parlato poi della tragedia della scorsa notte che ha toccato il nostro territorio e del male che ha colpito molte persone: una notte di tenebra in cui era difficile operare, ma che deve essere vista anche con gli occhi della fede cristiana che ci da’ la speranza nella certezza che nella nuova Gerusalemme non ci sarà più questa notte, perché noi siamo figli della luce e la notte non ci appartiene. Ha voluto pregare perché possiamo vivere con speranza questo momento di prova e di dolore, invitandoci ad offrirlo al Signore, e ha concluso con le parole del Papa Benedetto XVI nella sua lettera enciclica “Deus caritas est”:“Spesso non ci è dato di conoscere il motivo per cui Dio trattiene il suo braccio invece di intervenire. Del resto neppure ci impedisce di gridare come Gesù in croce “Dio mio perché mi hai abbandonato?”, perché in realtà il nostro gridare è il modo in cui profondamente affermiamo la nostra fede in Gesù e nella sua sovrana potestà.”.
Nella preghiera dei fedeli, letta da alcuni giovani, si è pregato per don Mulenga perché “possa essere sempre testimone generoso dell’amore di Cristo nella vigna del Signore e guidato dallo Spirito sappia annunciare con coraggio la Parola che salva”; si è pregato per le vittime del naufragio e per tutti i naufraghi e le loro famiglie, in particolare per le persone che in questi giorni dovranno affrontare momenti difficili, certi però che il Signore è sempre con loro.
Prima della benedizione finale don Sandro ha rivolto a don Mulenga alcune parole:“la nostra comunità e la chiesa diocesana si è stretta intorno a te perché tu l’hai accolta e amata fin dall’inizio”. Ha ricordato il dono della casula della prima messa e del calice dell’ordinazione da parte della nostra comunità e di quella di Orbetello, dove lo stesso ha prestato servizio negli ultimi mesi prima dell’ordinazione e dove per il momento resterà come sacerdote: doni che di solito vengono offerti dai genitori e dalla comunità di appartenenza, ma che in questo caso vogliono rappresentare un gesto d’affetto e di vicinanza della “tua nuova famiglia e comunità”.
Infine ha comunicato che al termine della celebrazione sarebbe stato compiuto il gesto del bacio delle mani consacrate: un gesto semplice ma significativo compiuto da molti fedeli per salutare il giovane sacerdote, accompagnato dalla musica e dalle voci dalla corale della Chiesa di S.Stefano che ha animato la liturgia.

Laura Metrano